Biennale di Venezia 2011 – 54a edizione

La bella Venezia, con la sua armonia di forme e colori è da sempre madrina dell’arte mondiale, quest’anno infatti la Biennale arriva alla sua 54° edizione che si intitola ILLUMInazioni. Il tema classico della luce è il prescelto, ma nel titolo vive anche un richiamo semantico: il suffisso “nazioni” si collega alle varie realtà sociopolitiche con un rimando esplicito ai padiglioni della Biennale. Iniziando proprio dai giardini, qui alcune delle nazioni partecipanti.

Spagna: Lo Inadecuado è una performance che mette in evidenza la fragilità di tutto ciò che consideriamo adeguato. “La realtà è un’illusione molto persistente”, concetti come quelli di devianza, radicalità, esclusione, linguaggio e censura vegono trattati dal dialogo di una cinquantina di esponenti che si alternano durante tutta la durata della Biennale. Qui la locandina, w gli inadeguati!

Francia: Chance è un’immesa opera di Christian Boltanski, immagini di bambini vengono srotolate velocissimamente sui rulli di una grandissima macchina industriale fatta di tubi metallici. L’artista apre un’ampia analisi sul caso e sul fato: lo svolgersi della vita e l’incessante ritmo della nascita suscitano interrogativi sull’universale e sull’unico. Cosa distingue gli uni dagli altri? Di tanto intanto viene scelta l’immagine di uno di questi bambini e proiettata sul fondo: potrebbe essere uno di cui potere e fama lascerenno il segno nella storia…ma allora è davvero una questione di fortuna?

Gran Bretagna: mitici Londinesi, sono riusciti a trasformare il proprio padiglione in una abitazione a due piani ricca di atmosfere imbevute di riferimenti letterari e cinematografici. L’artista Mike Nelson immerge lo spettatore in un racconto che si sviluppa attraverso la sequenza di strutture spaziali realizzate con grande meticolosità. Bellissimo!

Stati Uniti d’America: Gloria è il nome delle opere di Jennifer Allora e Guillermo Calzadilla, spazi dinamici e onirici fatti di sculture, performance video ed elementi sonori. Opere poetiche e monumentali che hanno il fine di interrogarsi sul rapporto tra arte, politica e identità internazionale nel XXI secolo. Quindi se le poltrone dell’American Airlines diventano letti e i bancomat suonano come organi giganti dobbiamo inizare a preoccuparci?

Granducato di Lussemburgo: Dalla riflessione sul significato di limite e di spazio i due artisti Martine Feipel e Jean Bechameil danno la consapevolazza che la percezione sensoriale abbia limiti fisiologici e che il nostro concetto di spazio sia ormai datato. L’importante non è superare il limite, ma creare un nuovo spazio nello spazio preesistente. Lo spazio ne risulta destabilizzato e in crisi e la ricreazione di spazio comporta la distruzione di un’istituzione; lo stesso vale per lo spazio di vita, d’azione, orientamento e comunicazione. Insomma…il risultato è caos percettivo.

Grecia: I migliori sono stati i Greci che hanno ribaltato lo spazio del padiglione sia esternamente che internamente, e hanno espresso al meglio, secondo la visione dell’artista Diohandi, la situazione politica europea e mondiale. Come critica sull’attuale esperienza greca di recessione il padiglione è stato ricoperto di legno come una grande scatola ed espone un “sold out” sopra l’entrata…all’interno solo acqua. Può valere il detto: “Facciamo acqua da ogni parte” ?

Oltre a questi paesi tantissimi altri, in totale 28 padiglioni allestiti ai giardini, altrettanti all’arsenale e stand esterni fino ad arrivare a 89 paesi espositori; un grande numero pensando che all’ultima Biennale ce n’erano 77. Tra questi alcuni sono presenti per la prima volta, come la Repubblica Popolare del Bangladesh, che mostra in modo scioccante la condizione attuale del paese. Il titolo del loro progetto è Parables-Parabole: si mette a confronto un’idea nota con una ignota e, attraverso associazioni di pensiero, si comprende ciò che prima era oscuro. Tayeba Begum Lipi riflette sulla terribile condizione della donna nella società del Bangladesh, mentre Imran Hossain Piplu presenta un museo di fossili animali, rimando a un’archeologia umana basata sull’eredità della guerra.

E per finire (the last but not the least!) il Padiglione Italia, che quest’anno non si trovava al centro dei giardini ma bensì all’arsenale. Curato da Vittorio Sgarbi presenta una ricchissima offerta di giovani e affermati talenti dell’arte Italiana. La fondazione della Biennale tende a valorizzare la creatività contemporanea omaggiando anche la nostra bella Italia per il suo 150° compleanno. Arte astratta, ritratti, opere irriverenti e altre giocose. L’unica critica che si può fare è che, con così tante opere ammassate, l’attenzione vien a mancare velocemente.

Qui altre immagini di opere esposte:

E Maurizio Catellan, che fine ha fatto? Eccolo qui con i suoi 200 piccioni imbalsamati (una riedizione del suo Turisti del 1997) nel padiglione centrale dei giardini…poveri pennuti, avete infastidito la persona sbagliata!

2 Comments

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Alice Tebaldi

error: Content is protected !!