Biennale di Venezia 2013 – 55a edizione

Da più di un secolo la Biennale allieta il panorama Veneziano con le sue esposizioni artistiche e quest’anno, per la sua 55° Edizione, ha scelto come tema: il Palazzo Enciclopedico, ma da dove viene l’ispirazione? il 16 Novembre 1955 Marino Auriti depositava presso l’ufficio brevetti statunitense i progetti per il suo Palazzo Enciclopedico, un museo immaginario che avrebbe dovuto ospitare tutto il sapere dell’umanità, collezionando le più grandi scoperte, dalla ruota al satellite. L’impresa di Auriti rimase naturalmente incompiuta ma il sogno di una realtà universale e totalizzante ha da sempre attraversato la storia dell’arte e dell’umanità accomunando più menti. Il Palazzo Enciclopedico è una mostra sulla conoscenza, sul desiderio di sapere e vedere tutto e sul punto in cui questo desiderio si tramuta anche in paranoia, è quindi una mostra anche sull’impossibilità di sapere, sul fallimento di una conoscenza totale e sulla malinconia che ci travolge di fronte a questa evidenza.

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Qui sotto invece il catalogo della prima Biennale del 1895, esposto in una retrospettiva dedicata all’evento.

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Partiamo dai Giardini:

Belgio: il suo Cripplewood, o legno storto, è vivo ma la sua struttura è deformata: i nodi, quelli razionali creati dalla ragione umana possono essere sciolti, sono quelli indissolubili della natura che sono senza soluzione. Il padiglione è buio, solo un pò di luce soffusa proviene dal soffitto, il lungo ramo esposto riempie le tre sale, è pieno di nodi ed innesti che lo rendono ancora più sofferente.

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Italia: Nel Padiglione Italia, il più ampio e centrale, espongono vari artisti non legati alla nazione di origine del padiglione. L’esposizione si apre con gli scritti di Carl Gustav Jung, uno dei più autorevoli psicoterapeuti del Novecento che da giovane fu vittima di allucinazioni e fantasie angoscianti, qui spiegate ed illustrate con pregevole ricchezza di particolari.

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Si continua con Oliver Croy che nel 1993 trovò 387 modellini di edifici a casa di un impiegato delle assicurazioni Austriaco, Peter Fritz , di cui non si sa nulla; eppure gli edifici da lui creati compongono un inventario quasi enciclopedico di tutte le declinazioni degli stili archittetonici provinciali, lo ringraziamo per la sua passione, il suo potere di immaginazione e questa sua strepitosa testimonianza.

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Quello che non mi sarei mai aspettata di trovare sono le carte dei tarocchi di Aleister Crowley, arricchite di simboli occulti uniti a quelli della sua “religione personale”.

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Molto simpatica la revisione della Genesi a fumetti di R.Crumb, del 2009, la sua opera più ambiziosa di 207 pagine senza censure, nella quale il sacro è visto attraverso gli occhi dell’essere umano.

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Ungheria: Si parla di bombe, bombe inesplose che sono state ritrovate nel sottosuolo ucraino ma che sono rimaste sopite tra di noi per lungo tempo, generando e simbolizzando i conflitti che persistono tra gli uomini.

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Egitto: Collega il concetto della conoscenza continua, ciclica e periodica, con i due cicli infiniti dell’universo: quello continuo ed inifito della natura e quello del continuo camminare dell’uomo sulla terra fin dai tempi della sua creazione; i due cicli hanno dei punti d’incontro, quelli in cui l’uomo è giunto al concetto che la conoscenza è la vita.

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Serbia: Due artisti-ricercatori espongono parte delle loro collezioni di oggetti ordinati che raccontano storie di luoghi dove quegli oggetti furono trovati e del tempo lontano in cui avevano la loro funzione originale. Qualsiasi oggetto se collezionato, decontestualizzato e in questo caso ripetuto può diventare un’opera d’arte.

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Brasile: Con collage, ready-made e immagini digitali elaborate (come queste esche enormi) i due artisti Brasiliani presentano forme come elementi non isolati rispetto al mondo reale, bensì metafore ed immagini della realtà.

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Sempre incentrata sulla crisi l’esposizione Greca, History Zero, comprende film ed immagini che fanno riferimento a valute e sistemi di scambio alternativi, per mettere in discussione l’omologante potere economico della banconota; in modo diverso il Padiglione Russia tocca lo stesso tema e narra del miracoloso concepimento di Danae: da una doccia piovono monete, la pioggia d’oro simboleggia la lussuria e l’avidità umana, ma anche il potere corruttivo del denaro.

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Germania e Francia quest’anno si scambiano i padiglioni: ci sarà lo zampino di Britta? 🙂 Ai Weiwei è uno degli artisti che è stato chiamato ad esporre per il padiglione tedesco e nella parte centrale crea una struttura rizomatica di 886 sgabelli a tre gambe; il suo è uno dei contributi che presentano delle prospettive particolari su come l’identità biografica, culturale e politica sia correlata a un più ampio contesto transnazionale.

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Stati Uniti d’America: Sarah Sze crea all’interno del padiglione un ambiente accogliente, intimo, un cosmo sconosciuto che incrive un fragile ordine personale in un universo disordinato.

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Portogallo: Joana Vasconcelos esplora i valori, gli usi e i costumi più diffusi e porta un cacilheiro presentandolo come padiglione galleggiante, l’esterno è ricoperto di azulejos e nell’interno merletti lavorati all’uncinetto con LED creano forme organiche bianche ed azzurre.

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e per il primo anno udite udite…espone la Santa Sede, il lavoro allude al Libro della Genesi, qui una foto a testimonianza dell’esposizione

alcuni artisti dell’Arsenale:

Si dice che la maggior parte degli artisti siano folli o disadattati, in realtà Shinichi Sawada è autistico e le sculture sono la sua unica forma di espressione, le sue bestie hanno una bellezza ornamentale, ma allo stesso tempo un carattere minaccioso.

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Una botta di pessimismo viene data da Pawel Althamer le cui sculture indagano la fragilità e vulnerabilità del corpo umano. Qui presenta Venetians, 80 sculture di plastica in scala reale, simbolo di anime in perenne attesa come se il corpo fosse solo un veicolo per l’anima.

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Ma chi mi ha più colpito è Channa Horwitz, che dalla metà degli anni 60, realizza rigorose composizioni visive, simili a grafici ma con schemi molto complessi che segnano tempo, ritmo e movimento. Con le sue opere ha proposto un nuovo linguaggio artistico, una sorta di coreografia sperimentale dal nome “Sonakinatography“, che stà ad indicare la scrittura del suono, diciamo una prima infografica audio: spettacolare!

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Per la prima volta anche le Bahamas arrivano alla Biennale con il loro artista Tavares Strachan, che tocca i temi dell’incontro tra artico e temperato e le questioni dello spazio, del luogo e delle narrazioni popolari.

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Altra scoperta interessante è il padiglione nazionale Indonesiano che ha come tema Sakti, ovvero l’energia cosmica primordiale, personificazione dell’energia creativa divina femminile ma anche cambiamento e liberazione. Qui sotto Dancing in the wild Seas e Cosmic Labyrint: A Silent Pathway

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Per il Padiglione nazionale dell’arsenale tanti nostri grandi artisti tra cui Flavio Favelli con Cupola, un’installazione di dimensioni monumentali caratterizzata da una cassa armonica la cui sommità è sostenuta da un’impalcatura lignea e sormontata da un tamburo e una lanterna e Marcello Maloberti con i suoi bolidi, tavolini in legno grezzo, sovrastati da sculture pseudo-moderniste e da meloni gialli, vessili di un identità nazionale in bilico tra natura e modernizzazione.

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Padiglioni Esterni:

Impressionante il padiglione Irlanda: per tutto il 2012 Richard Mosse e la sua trouppe si sono recati nel Congo orientale all’interno di gruppi ribelli, in una zona di guerra afflitta da attacchi, massacri e violenza sessuale e con il loro progetto The Enclave denuciano questa condizione. Per evidenziare la profonda sofferenza umana fotografie e filmati sono caratterizzati da colori psichedelici.

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Poetica l’installazione del Montenegro, che rende evidenti le funzioni dell’immaginazione, l’attivazione della percezione e i rapporti tra l’universale e l’architettura poetica dell’Io. Qui le opere di Irena Lagator Pejovic con la sua The society of Paceful Co-existence.

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Nota di merito a Rashad Alakbarov, per il padiglione dell’Azerbaigian, che con complesse installazioni crea ombre inattese, usando l’ornamento come transizione verso il pensiero simbolico.

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Eventi Collaterali: Glasstress, White Light / White Heat

Agli artisti è stato chiesto di dedicarsi al tema della luce e del calore, dei componenti del fuoco, dell’elemento distruttivo-creativo legato alla formazione dell’universo e della materia originale del caos.  Originale l’interpretazione di Ron Arad, famoso designer, che crea una mano meccanica con un anello a diamante che controlla dal suo tablet e alla quale fa incidere su lastre di vetro qualsiasi cosa voglia

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Qui altre installazioni della mostra ospitata dal favoloso Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti:

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In un’altro evento collaterale le sculture iperrealiste in silicone di Sam Jinks, un artista australiano che turba con la perfezione delle sue opere.

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E anche Yoko Ono partecipa alla Biennale con la sua mostra Arising, incentrata sulle vittime di molestie sessuali a cui chiede di scrivere un testamento con allegata una foto dei loro occhi.

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Ringrazio Venezia che anche sotto una pioggia torrenziale è e rimane la più splendida opera d’arte:

50_venice2 51_venice1E concludo con una frase di Platone che riprende il tema de il Palazzo Enciclopedico:

“Niente è più dolce che sapere tutto”

Alla prossima Biennale 🙂

2 Comments

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Alice Tebaldi

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